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Springsteen a San Siro

Tutto il carisma del "Boss" in un concerto dalle mille emozioni. L'eterna giovinezza di Bruce Springsteen e San Siro gremito all'inverosimile


SPRINGSTEEN E DINTORNI, MILANO 7 Giugno 2012

di Piero Tarantola


Il concerto di Springsteen a San Siro lo scorso 7 Giugno è stato un evento straordinario: il boss ha tenuto saldamente in pugno la situazione per 3 ore e 45 minuti con il suo secondo concerto più lungo di sempre. Il più lungo risale addirittura al 1980, pensate un po'. Il boss ci ha abituato a show chilometrici: nel 2009 a Roma superò abbondantemente le tre ore senza dare segni di cedimento. Così è stato anche A Milano.


Se è vero che la voce nel finale appariva un poco rauca negli ultimi brani è miracolosamente risorta regalandoci una Twist and shout che aveva tutte le caratteristiche di uno tsunami sonoro. Straordinario il colpo d'occhio del pubblico: andatevi a guardare tutto quello che è stato postato su YouTube. Vedrete una marea di folla muoversi ritmicamente per tutto lo show al tempo della musica del boss. E che dire della E Street Band? Orfani di Clarence Clemons e di Danny Federici si sono comunque dimostrati uno dei più grandi gruppi che attualmente calcano le scene. Bruce aveva dichiarato che era impossibile sostituire Clemons perché il suo volume di suono era unico. Per questo aveva chiamato al suo posto ben sei fiati tra i quali il nipote Jack. Dobbiamo dire che il nipotino non se l'è cavata male anche se l'originale era tutt'altra cosa. Non sono mancati i soliti siparietti con il pubblico: durante Sunny day Bruce recupera un bambino dalle prime file e lo ospita al microfono per intonare il celebre ritornello. Nel coro di dancin in the dark ecco che una ragazzina viene accolta sul palco per ballare insieme al boss. Un fuori programma però: sempre durante il brano una ragazza sventola un cartello - ''Can I dance with Jake?''- e viene, pure lei, fatta accomodare sul palco per ballare insieme al sassofonista. Intermezzo divertente e molto coinvolgente. Il boss non è nuovo a happening simili : i suoi concerti sono vissuti come un atto di fede da tutti i presenti che partecipano emotivamente e intimamente a ogni canzone. I testi di Bruce andrebbero analizzati uno per uno, raramente sono banali, quasi sempre potrebbero addirittura reggere senza la musica. Se a questi aggiungiamo una esplosione musicale che ha pochi eguali oggi, ci accorgiamo come l'esperienza possa essere catartica per gli sprinsgteeniani incalliti e scioccante per i neofiti che vengono man mano coinvolti in un happening musicale che ha pochi confronti. E badate bene : nessun effetto speciale, niente nani e ballerine, light show, video e compagnia bella. Lo spettacolo è sia sul palco che sugli spalti : non a caso quando viene il buio le luci di San Siro restano comunque parzialmente accese perché ogni persona possa vedersi protagonista insieme alla ''E Street Band''.


Da qualche anno si è notata una importante ripresa dell'importanza dei concerti live. Quasi nessuno oramai usa lo show per promuovere un nuovo disco. Molti musicisti addirittura partono in tour senza un nuovo album da proporre. Il punto è che da circa dieci anni chiunque può ascoltare qualsiasi tipo di musica prodotta nel mondo si recente sia di 50-60 anni fa, in qualsiasi momento con un semplice click. I collezionisti di musica stanno diventando degli eccentrici (e non a caso preferiscono il vinile che sta trovando un nuovo mercato erodendo qualcosina al dominio del cd) e solo il concetto di ''possedere della musica'' tra qualche anno sarà considerato una bizzarria. La musica è in sottofondo oramai ovunque ed è sempre più difficile mettersi ad ASCOLTARE della musica. Il solo fatto di possedere un cd con la possibilità di saltare da un brano all'altro o un Ipod con tutte le funzioni del caso (creazione di playlist e così via) induce in tentazione e spesso ci fermiamo ad ascoltare solo qualche frammento di canzone. Il vinile induce invece ad un ascolto più consapevole in quanto è comunque più complesso cambiare brano e anche l'operazione in sé richiede un rituale preciso ben diverso dal semplice infilare un cd nel lettore. Il disco in vinile va curato, non si può maltrattare, una volta messo sul piatto va ascoltato, la copertina è più bella ed il suono sicuramente migliore. Però è per musicofili eccentrici ed originali. Non sono pochi e non sono tutti ultracinquantenni come potreste credere. Basta andare nei negozi di dischi (specie in estinzione) soprattutto all'estero per giovani appassionati comprare album in vinile e snobbare i cd.Naturalmente si tratta di dischi di gente sconosciuta (cito i primi nomi che mi vengono in mente) : Admiral Radley, Chromatics, Guided by voices, LCD Soundsystem e così via. Se andate a Londra fate un salto da Rough Trade, per esempio, dalle parti di Spitafields. La stessa cosa vale da alcuni anni per il concerto. Tanto per cominciare c'è sempre più gente in tour perché la vera fonte di guadagno per i musicisti oramai sono i concerti. Il responsabile delle vendite di un importante catena (non facciamo nomi) mi ha detto ''l'ultimo cd di Madonna ? Non ne ho venduto nemmeno uno. I ragazzi non sono interessati, i quarantenni lo scaricano e inoltre costa 20 euro''.

Il concerto ha inoltre una seconda valenza. La musica dal vivo, viste le precedenti considerazioni (inutilità di collezionare dischi, disponibilità immediata di qualsiasi brano musicale vecchio o nuovo, musica che non viene quasi più ascoltata per intero) acquista valore in quanto impossibile da copiare o da condividere (lo sarà successivamente quando avrò messo il filmato fatto col telefonino su YouTube), il pubblico si sente parte di una comunità ed ascolta realmente insieme la musica. Sono finiti i tempi in cui ci si ritrovava tutti insieme ad ascoltare Sgt Pepper's, oggi siamo tutti automi deconnessi nel nostro Ipod. Nel concerto non ci sono pause, non si può usare la funzione shuffle, è una esperienza che impone una attenzione costante e un ascolto ininterrotto. Insomma una cosa assolutamente nuova per i nativi digitali e per anche per tutti noi che ci siamo lasciati coinvolgere da you tube, Ipod, cd, download insomma tutto quello che ci fa ascoltare la musica in maniera frazionata come le tutto fosse una immensa compilation (ehm ehm, si dice playlist). Oggi quando la possibilità di scelta è pressoché illimitata, il concerto rock equivale a un momento liberatorio in cui sono libero di lasciarmi sommergere dai suoni ed in cui sono consapevole che l'evento sarà irripetibile. Queste considerazioni generali valgono naturalmente anche per il concerto di San Siro. Non facciamo però di ogni erba un fascio. Esistono artisti che vengono seguiti in maniera particolare. Ricordiamo i Grateful Dead in America negli anni settanta. Veri e propri trip psichedelici dove la band di Jerry Garcia si esibiva per ore seguita in ogni dove dai Deadheads, il nome che si erano dati i fans, veri e propri adepti di una comunità Ci sarebbero naturalmente altri esempi, il corrispettivo contemporaneo dei Dead in America sono certamente i Phish. In poche altre occasioni ho però colto una tale compartecipazione tra pubblico e artista. Un simile livello emozionale è stato certamente raggiunto al concerto di Assago di Paul McCartney. Con una differenza.

Paul ci regala un sogno e la possibilità di credere nell'utopia, Bruce invece un messaggio di speranza: "It's a town full of losers and I am polling out of here to win".

PIERO TARANTOLA.

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